Le Sezioni Unite Si Pronunciano Sulle Regole Di Assoggettamento Ad Imposta Di Registro Per Gli Atti Che Enunciano Disposizioni Di Altri Atti – Aumenti Di Capitale Con Rinuncia Al Credito Da Finanziamento Soci

Con la sentenza n. 14432/2023, depositata il 24/5/2023, la Corte di Cassazione a Sezioni Unite, dopo aver stabilito alcuni principi in tema di enunciazione di atti, ha affermato la responsabilità del notaio rogante per il pagamento dell’imposta, solidalmente con le parti dell’atto.

Secondo la Suprema Corte, per ritenere soggetti ad imposta gli atti enunciati occorrono tre presupposti:
• l’autonomia giuridica dell’enunciazione;
• l’identità delle parti dell’atto enunciante e dell’atto enunciato;
• l’attualità e permanenza degli effetti dell’atto enunciato.

In concreto, secondo la Suprema Corte, se un atto consistente in una delibera di aumento di capitale viene effettuato mediante enunciazione di un finanziamento soci ed ulteriore enunciazione della rinuncia al credito di restituzione di tale finanziamento, entrambi gli atti enunciati dovranno esser tassati.
A dire il vero tale conclusione non può non destare perplessità, in quanto le parti intervenute nell’atto che contiene l’enunciazione (delibera di aumento di capitale) non sono le stesse parti contrattuali dell’atto enunciato. La Suprema Corte ritiene, però, che l’identità delle parti non debba essere intesa in senso contrattualistico, bensì in senso sostanziale.
La conclusione cui pervengono i giudici non è soddisfacente neanche dal punto di vista sostanziale, in quanto i soggetti che intervengono nell’assemblea di aumento di capitale, non lo fanno certamente nelle vesti di parti mutuanti (atto enunciato), bensì nelle vesti di soci (atto enunciante), con ciò venendo meno la loro identità non solo giuridico-contrattuale, bensì anche sostanziale (la finalità di un mutuo è ben diversa da quella di aumento di capitale).
Quel che si vuol dire è che il socio interveniente come tale in assemblea, è del tutto estraneo, non solo contrattualmente ma anche sostanzialmente, agli atti emersi ed enunciati nella relativa delibera di aumento di capitale e, pertanto, si fatica a comprendere come detto socio possa ritenersi parte di essi.
Pur rilevando l’opinabilità delle conclusioni cui sono pervenute le Sezioni Unite, non posso fare a meno di rilevare che i principi ivi espressi vincolano il notaio rogante a pretendere il deposito presso di lui dell’importo delle imposte relative agli atti enunciati, essendo il medesimo notaio responsabile solidalmente per il pagamento delle imposte con le parti dell’atto stesso.

L’Autore
Avv. Marco Giontella


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